LE EMOZIONI PRIMARIE
TRATTO DA "L'EDUCAZIONE EMOTIVA" DI ALBERTO PELLAI
"Per un genitore è molto utile conoscere quelle che definiamo emozioni fondamentali – rabbia, tristezza, disgusto, paura, sorpresa, felicità – dalle quali derivano poi le emozioni secondarie quali ansia, timore, terrore, angoscia, irritazione, desolazione.
Le tre fasi per gestire nel modo migliore possibile la rabbia del bambino sono:
1. lasciarla decantare: da qui l’importanza di trovare un angolo della casa in cui mandare il bambino che si è sregolato emotivamente.
2. Una volta sfumata la rabbia, proporre al bambino un’alleanza: “ora che sei tornato tranquillo mi piacerebbe molto provare a fare qualcosa di bello con te”.
3. Rielaborare i due passaggi precedenti in modo che il bambino impari che è molto meglio riconoscere la rabbia nelle sue fasi iniziali e provare a gestirla e contenerla senza farla esplodere: si può dire, per esempio: “E’ bellissimo giocare con te ora che sei così tranquillo; prima, invece, quando eri arrabbiato, non riuscivo a proporti nulla di divertente da fare insieme. La prossima volta, se riusciamo, proviamo a fermare subito il vulcano che si accende dentro di te e ti fa esplodere e a cercare un accordo che ci permetta di non dover alzare la voce e di non doverti mandare nell’angolo della rabbia fino a che non te la sei fatta passare”.
Nell’angolo della rabbia, il bambino impara due cose:
1. Il genitore è la persona che controlla l’evoluzione di una situazione e gestisce un potere competente, impedendogli di volere sempre tutto e subito.
2. Per uscire da un ingorgo del sentire che lo ha travolto, deve recuperare il controllo di sé e non rimanerne in balia: questo processo si chiama autoregolazione emotiva e per poterlo apprendere sono necessari appunto il tempo e lo spazio di decantazione, che proponete al bambino attraverso questo intervento educativo.
Il tabù della tristezza.
Noi adulti non amiamo vedere i bambini tristi, così diamo loro sempre l’impressione che si debba costantemente essere felici- Come se la tristezza fosse una specie di tabù, da non manifestare mai. E’ per questo che quando un bambino della scuola dell’infanzia o della scuola primaria la sperimenta, spesso tende a chiudersi in sé stesso, mentre invece dovrebbe essere aiutato a raccontarla, a condividerla, a manifestarla a chi può offrirgli conforto. Spesso, a chi è triste viene chiesto di reagire al proprio stato emotivo in modi molto invalidanti.
La nostra esistenza non è fatta soltanto di emozioni positive e saper stare al mondo implica accettare tutto il bello, ma anche il brutto che porta con sé. La tristezza si può nascondere e negare, ma in questo modo non la si cancella, rimane repressa e spesso si trasforma in altro. Il mondo è pieno di uomini che, non sapendo gestire le emozioni negative, diventano violenti, oppure di persone che nascondono la propria tristezza buttandosi nel lavoro.
Quando il nostro bambino è triste, molto spesso non ha le parole per spiegare che cosa gli sta succedendo. Noi genitori, invece, le abbiamo imparate nel tempo e possiamo mettergliele a disposizione, sostenendolo mentre sperimenta un’emozione che o affatica e lo fa sentire a disagio. Se ne intuiamo la causa, la cosa migliore per aiutarlo è un bel massaggio intorno al cuoricino. In questo passaggi il bambino avverte che la sua emozione viene riconosciuta e compresa, intanto la mano che massaggia il cuore lo sta “medicando” proprio là dove più forte di fa sentire quel senso di perdita. In questo modo, l’emozione può essere elaborata e integrata e, così facendo, la relazione figlio-genitore ne uscirà molto rafforzata sul piano della competenza emotiva.
La ricerca della felicità.
Anche la felicità è un’emozione che ha bisogno di condivisione. “Se mamma e papà partecipano alla mia felicità, il mondo è un posto bello in cui vivere” pensa il bambino felice. Se invece la sua felicità non viene colta, il bambino potrebbe trovarsi spiazzato e incredulo: davvero quello che sto provando è vero, reale, ha senso? Perché mi sembra di sentire così tanto dentro di me, mentre mamma e papà non si sono accorti di nulla?"